Elio Germano, a quasi trent’anni – li compirà a settembre prossimo – vince la Palma d’oro come miglior attore protagonista al festiva di Cannes. Ed anche se è un ex-aequo con Javier Bardem, il premio mantiene intatto la sua valenza, la sua importanza. Oltre ad una vittoria per il cinema italiano, Elio Germano sul palco rappresenta la rivincita della generazione dei trentenni, della mia generazione, accusata spesso di essere vuota, materialista, fatta di “bamboccioni” nullafacenti e mantenuti. Il che vuol dire che la generalizzazione spesso non paga, anzi non lo fa quasi mai: molto spesso, dall’alto delle comode poltroncine dalle quali si decide ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, vengono anche emesse sentenze di condanna. Una condanna elaborata sulla base di visioni approssimative, generalistiche.
Quotidianamente, ho l’opportunità di confrontarmi con ragazzi e ragazze che lottano per affermare se stessi – nel mondo del lavoro, nella società, nella propria comunità, nel gruppo –, che vivono la triste condizione del precariato, che aprono il cassetto e guardano la pergamena della laurea, faticosamente raggiunta, o quella del diploma e sperano di realizzarsi. Non è possibile pensare ad un’attesa lunga dieci anni, faticare, impegnarsi per poter finalmente realizzare un sogno, mentre gli altri accanto a te aprono le porte con chiavi facili ed entrano in un edificio – magari anche un Ministero – che puoi solo guardare da lontano. Perché è innegabile che la nostra generazione non sia un’isola felice: insieme a noi camminano anche quelli che hanno facilmente opportunità derivanti da oscuri meccanismi. Credo però che la maggioranza si schieri contro le condizioni “precarie” - che rischiano di diventare “permanenti” – , tenti di superarle, con molti sacrifici; e credo che lo faccia soprattutto chi ha deciso di rimanere qui, nel profondo Sud.
Non è una scelta facile, ma credo sia legittimo ed onesto tentare di cambiare le cose, a casa propria, di affermarsi nella propria terra per non sentirsi un emigrante nel resto del mondo.
Il trentenne Germano ha dedicato il premio “all’ Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere l’Italia migliore, nonostante la loro classe dirigente” e, aldilà delle polemiche sterili e di parte, di prese di posizione e censure, ritengo che questa dichiarazione sia un semplice atto d’amore per la propria nazione, e per noi italiani che ogni giorno, alzandoci dal letto, cerchiamo nel nostro piccolo di contribuire, di abbattere barriere e pregiudizi, di lavorare per migliorare la nostra condizione e quella della società in cui viviamo. Non sempre è facile, non sempre le nostre piccole vittorie hanno l’onore di un palco, fotografi e titoli sui giornali, ma sono comunque importanti: del resto “Roma wasn’t build in a day”.
La vittoria di Elio Germano, arriva dopo quelle di Tognazzi, Mastroianni, Volontè , Gassman, ed è anche vittoria del cinema italiano, che dimostra di esistere, di esserci nonostante i tagli e le accuse di vivere con i sussidi statali. Non so quando al nostro cinema, ed all’Italia, capiterà un’altra occasione del genere, e quanto si comprenderà l’importanza di tale vittoria. Ma una cosa comunque è certa, ed è una grande soddisfazione vedere un coetaneo vincere anche un po’ per te.
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