da: www.caffenews.it - novembre, 16 2010
Il nostro giornale rappresenta uno spazio importante per poter far sentire la nostra voce – che è forte e chiara - in merito a problemi culturali, sociali, per esprimere riflessioni apertamente e suscitare confronti, dialoghi e dibattiti; ed è proprio in questo spazio, sembra più che mai indispensabile oggi far sentire le voci che arrivano dalla Calabria. Questa volta non si tratta di riflettere su diritti e doveri, su opportunità, lavoro, tasse, immigrazione, abusivismo, disoccupazione: o forse si tratta proprio di questo, perchè l’acqua che ha inondato la nostre strade, in queste ultime settimane, è metafora di una condizione calabrese. Dove si annega, ma si tenta di resistere, di non affogare, da soli. Il fango che ha sommerso molti centri della nostra Regione, e distrutto strade interne, interrotto le vie di comunicazione, è stato spalato per lo più dai cittadini: coloro che hanno subito i danni hanno anche cercato di porvi riparo, con i propri mezzi. Squadre di volontari si sono organizzate per dare una mano a quella protezione civile ed ai vigili del fuoco che poco possono fare senza supporti. Molto spesso, la fanghiglia è arrivata fino ad 1.70 mt di altezza: praticamente ha inondato case, depositi, garages, facendo perdere a molti le proprie fonti di sostentamento e rendendo altri praticamente sfollati.
E c’è da chiedersi cos’abbia di diverso questa regione rispetto alle altre: in questi giorni paginoni e titoli dedicati al Veneto, visite delle autorità, del Presidente Napolitano. Per carità, i cittadini sono tutti uguali – questo almeno in teoria – ed anche i veneti, i liguri, i toscani, tutti coloro che ieri e oggi hanno subito danni sono egualmente disperati, come lo siamo noi giù al sud. Ma proprio per questo, perchè ci accomuna un’eguale disperazione, ma soprattutto il far parte di un’unica nazione – di cui ricorrerà l’anno prossimo, vale la pena ricordarlo, il 150° anniversario dall’Unità - sarebbe auspicabile un eguale trattamento. Che ad oggi, nemmeno sui media esiste.
Le immagini della Costa degli Dei, della Piana di Gioia Tauro, della Salerno - Reggio Calabria affogate, non sono in molti ad averle viste. Sarebbe compito di un’informazione pubblica diffonderle, anche in considerazione del fatto che non tutti possono/vogliono accedere a fonti alternative; ma questo è avvenuto poco. Che fare?Ribellarsi e non pagare più le tasse, così come minacciato dai veneti. Fare le barricate, protestare. Certamente va fatta sentire una voce. La lunga sonnolenza in cui versano molti calabresi non può far altro che acuire una condizione di malessere e sommerso.
Per fortuna c’è qualcuno che non lo fa, che chiede la solidarietà e non la pietà; che si appella alla forza per combattere e non all’assistenzialismo.
Ed è da questa parte che bisogna stare. Bisogna dar una mano a questo destino che sembra averci incanalato in un vicolo cieco. Ed anche queste piccole righe sono importanti, perchè coloro che le leggeranno potranno, almeno per cinque minuti, domandarsi cosa vogliono veramente dalla loro vita. E se restare.