sabato 6 novembre 2010

altre voci da scoprire...


giusto per inziare...
http://www.myspace.com/theothervoices a breve vi dirò di più...


Una delle prime interviste ufficiali agli Other Voices

may 2006 - other voices' word

Per rompere il ghiaccio, parliamo un po' di voi e della vostra musica

Siamo gli Other Voices . La nostra Band è formata da un combo di cinque elementi: Enzo Amato (voce), Giuseppe Dromì (Chitarra), Domenico Cirillo (Basso),Francesco Misiti (Batteria) e Giuseppe Piccolo (chitarra). Proveniamo e viviamo In Calabria precisamente nella Piana di Gioiatauro. La nostra musica ha le sue radici nella dark/wave inglese degli anni 70’- 80’. Una musica ricca di tensione emotiva, carica di un romanticismo che mette in primo piano la sensibilità sofferente dell'uomo .

Quando avete iniziato a suonare ? Cosa vi ha spinto a farlo ? Quali gruppi vi hanno influenzato?

Il progetto OTHER VOICES nasce nel lontano 1998. Abbiamo esordito come cover band di gruppi come The Cure, Joy Division, Bauhaus , Echo & the Bunnymen e molte altre band di spessore che hanno fatto la storia della New wave. Il motivo che allora ci ha spinti a suonare nasceva dalla necessità di esorcizzare con la musica i nostri disagi adolescenziali che ossessivamente ci opprimevano, trovando nella musica e nell’arte un qualcosa che ci ha reso liberi in quel periodo e ci sta rendendo liberi adesso.

Quando è nata l’esigenza di comporre e pertanto di trasmettere le vostre emozioni?

Uno dei motivi fondamentali che ci ha spinto ad abbandonare le vesti di cover band e a decidere di comporre pezzi nostri è stata l’emergenza che avevamo di raccontarci , di farci capire. Il bisogno morboso di trascrivere in musica l’uragano emotivo che a travolto e cambiato le nostre vite dal 98’ ad oggi.

Parlateci di “Anatomy of a pain”

La passione e la spontaneità hanno guidato la nascita di questo disco. Otto canzoni quasi fossero un diario un quaderno di appunti dove, momento dopo momento mettevamo in musica quanto accadeva attorno a noi e, soprattutto, dentro di noi. Testi apparentemente basati sull’immaginario ma stracolmi di simbolismi che richiamano attimi di una vita, vissuta da ognuno di noi davvero intensamente. E che fanno di “Anatomy of a pain” un disco fortemente autobiografico.

Qual è il vostro rapporto con la Calabria?Quali influenze esercita o ha esercitato sulla vostra musica?

Possiamo dire che abbiamo un legame particolare con la nostra terra che amiamo profondamente e soffriamo con essa quando molte cose non vanno per il verso giusto. Molti giovani non hanno un lavoro su cui poggiare le basi per un futuro migliore anche se i nostri luoghi sono ricchi di risorse, facciamo una enorme fatica a valorizzarle e ad usarle per debellare il più possibile la disoccupazione che è uno dei mali che ci tormenta da troppo tempo. Sicuramente questo disagio insieme ad altri ha influenzato fatalmente il nostro lavoro musicale. Ciò nonostante si legge con chiarezza nelle nostre composizione un alone di positività regalatoci dalla passione ed il legame morboso che abbiamo con la natura di questi luoghi che con le sue meraviglie ci hanno incanto. Come non rimanere sbalorditi guardando il sole affondare nel mare in una serata primaverile? O soltanto osservare la natura nella sua piena maestosità che ci circonda a cui noi, come popolo Calabrese dobbiamo tanto? Siamo innamorati di questo luogo,qui abbiamo le nostre radici ed il nostro rapporto che abbiamo con essa è legato da un grande affetto ,perché noi siamo i sui figli e non possiamo fare a meno di amarla come una grande madre.

Pensate che chi ha dei progetti come il vostro o comunque culturali ecc. possa avere un futuro in Calabria? O è necessario andar via?

Crediamo che sia possibile rimanere in Calabria e portare avanti la proprie passioni artistiche e culturali, senza essere soffocati dalle tante barriere che, ogni giorno, dobbiamo affrontare per essere noi stessi ed esprimerci in piena libertà. Grazie alla tecnologia ed alle nuove forme di comunicazione molti di questi muri sono crollati e noi non possiamo che essere felici di questo, perché grazie ad esse abbiamo avuto la possibilità di portare la nostra musica oltre la Calabria ed i confini nazionali ed internazionali.

Quali sono le vostre speranze per la Calabria ? Potrà migliorare la nostra realtà?

Speriamo che ’umiltà e la genuinità che contraddistinguono l’uomo calabrese prevalgano sugli aspetti negativi che affliggono e non permettono di far respirare i nostri territori, valorizzando in modo costruttivo quello che abbiamo, ricordandoci sempre che un popolo per uscire dal buio dell’ignoranza ha bisogno dell’istruzione e della cultura, senza la quale l’individuo difficilmente potrà cambiare la propria realtà sociale e combattere contro chi ha il potere e lo utilizza per i propri interessi senza curarsi minimamente delle comunità. Le società, la nostra inclusa, ha una struttura piramidale e senza la presa di coscienza di ogni individuo ci saranno sempre disuguaglianze e ingiustizie che soffocheranno inevitabilmente la libertà rendendo arduo ma non impossibile il cammino verso un futuro migliore .

Cosa ne pensate di chi, comunque, decide di restare qui perché crede che qualcosa possa migliorare?

Possiamo solamente dire di non abbattersi e di continuare a dare a questa regione il proprio contributoe lottare per raggiungere i propri propositi di qualsiasi natura essi siano.

Cosa vedete nel vostro futuro? quali progetti avete?

Vediamo, o meglio, speriamo di poter continuare ad esprimerci nella piena libertà artistica, senza dover scendere a troppi compromessi. I nostri progetti sono tanti , sicuramente quello imminente è di realizzare e proporre il nostro secondo disco, usando gli stessi elementi che hanno caratterizzato il concepimento del primo disco, e cioè mettere in primo piano la passione e la sincerità che fanno parte della nostra identità di musicisti e di persone, convinti che l’uomo debba essere legato e dare valore ai sentimenti e guardarsi dentro per vivere in pace con sé stesso, invece che proiettare la propria vita nella materialità e la superficialità, facendo dell’apparire invece che dell’essere il proprio credo.




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