sabato 20 novembre 2010

Le altre voci della Calabria

da: www.caffenews.it - novembre, 16 2010

Il nostro giornale rappresenta uno spazio importante per poter far sentire la nostra voce – che è forte e chiara - in merito a problemi culturali, sociali, per esprimere riflessioni apertamente e suscitare confronti, dialoghi e dibattiti; ed è proprio in questo spazio, sembra più che mai indispensabile oggi far sentire le voci che arrivano dalla Calabria.

Questa volta non si tratta di riflettere su diritti e doveri, su opportunità, lavoro, tasse, immigrazione, abusivismo, disoccupazione: o forse si tratta proprio di questo, perchè l’acqua che ha inondato la nostre strade, in queste ultime settimane, è metafora di una condizione calabrese. Dove si annega, ma si tenta di resistere, di non affogare, da soli. Il fango che ha sommerso molti centri della nostra Regione, e distrutto strade interne, interrotto le vie di comunicazione, è stato spalato per lo più dai cittadini: coloro che hanno subito i danni hanno anche cercato di porvi riparo, con i propri mezzi. Squadre di volontari si sono organizzate per dare una mano a quella protezione civile ed ai vigili del fuoco che poco possono fare senza supporti. Molto spesso, la fanghiglia è arrivata fino ad 1.70 mt di altezza: praticamente ha inondato case, depositi, garages, facendo perdere a molti le proprie fonti di sostentamento e rendendo altri praticamente sfollati.

E c’è da chiedersi cos’abbia di diverso questa regione rispetto alle altre: in questi giorni paginoni e titoli dedicati al Veneto, visite delle autorità, del Presidente Napolitano. Per carità, i cittadini sono tutti uguali – questo almeno in teoria – ed anche i veneti, i liguri, i toscani, tutti coloro che ieri e oggi hanno subito danni sono egualmente disperati, come lo siamo noi giù al sud. Ma proprio per questo, perchè ci accomuna un’eguale disperazione, ma soprattutto il far parte di un’unica nazione – di cui ricorrerà l’anno prossimo, vale la pena ricordarlo, il 150° anniversario dall’Unità - sarebbe auspicabile un eguale trattamento. Che ad oggi, nemmeno sui media esiste.

Le immagini della Costa degli Dei, della Piana di Gioia Tauro, della Salerno - Reggio Calabria affogate, non sono in molti ad averle viste. Sarebbe compito di un’informazione pubblica diffonderle, anche in considerazione del fatto che non tutti possono/vogliono accedere a fonti alternative; ma questo è avvenuto poco. Che fare?Ribellarsi e non pagare più le tasse, così come minacciato dai veneti. Fare le barricate, protestare. Certamente va fatta sentire una voce. La lunga sonnolenza in cui versano molti calabresi non può far altro che acuire una condizione di malessere e sommerso.

Per fortuna c’è qualcuno che non lo fa, che chiede la solidarietà e non la pietà; che si appella alla forza per combattere e non all’assistenzialismo.

Ed è da questa parte che bisogna stare. Bisogna dar una mano a questo destino che sembra averci incanalato in un vicolo cieco. Ed anche queste piccole righe sono importanti, perchè coloro che le leggeranno potranno, almeno per cinque minuti, domandarsi cosa vogliono veramente dalla loro vita. E se restare.

domenica 7 novembre 2010

Alive...


Segnalo la bella serie di concerti live che ogni sabato si stanno svolgendo all'antica traccia - Taurianova (RC) -

Chi ha interesse per scoprire nuove sonorità e tutto quello che avviene nell'underground italiano e si trova nella provincia di Reggio Calabria, consiglio davvero di partecipare a questi live dove si esprime il fermento e la vitalità delle band coinvolte...
Ieri sera, 6 novembre, si sono esibiti gli Appaloosa...da livorno con furore - http://www.myspace.com/appaloosarock

e prossimamente vi aggiornerò su quello che è accaduto ad Halloween..con gli Other voices...realtà che merità una consacrazione definitiva...

Per essere aggiornati sul programma dell'aLive/Antica Traccia: http://www.facebook.com/profile.php?id=1072254706&success=1#!/group.php?gid=126062987443784

sabato 6 novembre 2010

altre voci da scoprire...


giusto per inziare...
http://www.myspace.com/theothervoices a breve vi dirò di più...


Una delle prime interviste ufficiali agli Other Voices

may 2006 - other voices' word

Per rompere il ghiaccio, parliamo un po' di voi e della vostra musica

Siamo gli Other Voices . La nostra Band è formata da un combo di cinque elementi: Enzo Amato (voce), Giuseppe Dromì (Chitarra), Domenico Cirillo (Basso),Francesco Misiti (Batteria) e Giuseppe Piccolo (chitarra). Proveniamo e viviamo In Calabria precisamente nella Piana di Gioiatauro. La nostra musica ha le sue radici nella dark/wave inglese degli anni 70’- 80’. Una musica ricca di tensione emotiva, carica di un romanticismo che mette in primo piano la sensibilità sofferente dell'uomo .

Quando avete iniziato a suonare ? Cosa vi ha spinto a farlo ? Quali gruppi vi hanno influenzato?

Il progetto OTHER VOICES nasce nel lontano 1998. Abbiamo esordito come cover band di gruppi come The Cure, Joy Division, Bauhaus , Echo & the Bunnymen e molte altre band di spessore che hanno fatto la storia della New wave. Il motivo che allora ci ha spinti a suonare nasceva dalla necessità di esorcizzare con la musica i nostri disagi adolescenziali che ossessivamente ci opprimevano, trovando nella musica e nell’arte un qualcosa che ci ha reso liberi in quel periodo e ci sta rendendo liberi adesso.

Quando è nata l’esigenza di comporre e pertanto di trasmettere le vostre emozioni?

Uno dei motivi fondamentali che ci ha spinto ad abbandonare le vesti di cover band e a decidere di comporre pezzi nostri è stata l’emergenza che avevamo di raccontarci , di farci capire. Il bisogno morboso di trascrivere in musica l’uragano emotivo che a travolto e cambiato le nostre vite dal 98’ ad oggi.

Parlateci di “Anatomy of a pain”

La passione e la spontaneità hanno guidato la nascita di questo disco. Otto canzoni quasi fossero un diario un quaderno di appunti dove, momento dopo momento mettevamo in musica quanto accadeva attorno a noi e, soprattutto, dentro di noi. Testi apparentemente basati sull’immaginario ma stracolmi di simbolismi che richiamano attimi di una vita, vissuta da ognuno di noi davvero intensamente. E che fanno di “Anatomy of a pain” un disco fortemente autobiografico.

Qual è il vostro rapporto con la Calabria?Quali influenze esercita o ha esercitato sulla vostra musica?

Possiamo dire che abbiamo un legame particolare con la nostra terra che amiamo profondamente e soffriamo con essa quando molte cose non vanno per il verso giusto. Molti giovani non hanno un lavoro su cui poggiare le basi per un futuro migliore anche se i nostri luoghi sono ricchi di risorse, facciamo una enorme fatica a valorizzarle e ad usarle per debellare il più possibile la disoccupazione che è uno dei mali che ci tormenta da troppo tempo. Sicuramente questo disagio insieme ad altri ha influenzato fatalmente il nostro lavoro musicale. Ciò nonostante si legge con chiarezza nelle nostre composizione un alone di positività regalatoci dalla passione ed il legame morboso che abbiamo con la natura di questi luoghi che con le sue meraviglie ci hanno incanto. Come non rimanere sbalorditi guardando il sole affondare nel mare in una serata primaverile? O soltanto osservare la natura nella sua piena maestosità che ci circonda a cui noi, come popolo Calabrese dobbiamo tanto? Siamo innamorati di questo luogo,qui abbiamo le nostre radici ed il nostro rapporto che abbiamo con essa è legato da un grande affetto ,perché noi siamo i sui figli e non possiamo fare a meno di amarla come una grande madre.

Pensate che chi ha dei progetti come il vostro o comunque culturali ecc. possa avere un futuro in Calabria? O è necessario andar via?

Crediamo che sia possibile rimanere in Calabria e portare avanti la proprie passioni artistiche e culturali, senza essere soffocati dalle tante barriere che, ogni giorno, dobbiamo affrontare per essere noi stessi ed esprimerci in piena libertà. Grazie alla tecnologia ed alle nuove forme di comunicazione molti di questi muri sono crollati e noi non possiamo che essere felici di questo, perché grazie ad esse abbiamo avuto la possibilità di portare la nostra musica oltre la Calabria ed i confini nazionali ed internazionali.

Quali sono le vostre speranze per la Calabria ? Potrà migliorare la nostra realtà?

Speriamo che ’umiltà e la genuinità che contraddistinguono l’uomo calabrese prevalgano sugli aspetti negativi che affliggono e non permettono di far respirare i nostri territori, valorizzando in modo costruttivo quello che abbiamo, ricordandoci sempre che un popolo per uscire dal buio dell’ignoranza ha bisogno dell’istruzione e della cultura, senza la quale l’individuo difficilmente potrà cambiare la propria realtà sociale e combattere contro chi ha il potere e lo utilizza per i propri interessi senza curarsi minimamente delle comunità. Le società, la nostra inclusa, ha una struttura piramidale e senza la presa di coscienza di ogni individuo ci saranno sempre disuguaglianze e ingiustizie che soffocheranno inevitabilmente la libertà rendendo arduo ma non impossibile il cammino verso un futuro migliore .

Cosa ne pensate di chi, comunque, decide di restare qui perché crede che qualcosa possa migliorare?

Possiamo solamente dire di non abbattersi e di continuare a dare a questa regione il proprio contributoe lottare per raggiungere i propri propositi di qualsiasi natura essi siano.

Cosa vedete nel vostro futuro? quali progetti avete?

Vediamo, o meglio, speriamo di poter continuare ad esprimerci nella piena libertà artistica, senza dover scendere a troppi compromessi. I nostri progetti sono tanti , sicuramente quello imminente è di realizzare e proporre il nostro secondo disco, usando gli stessi elementi che hanno caratterizzato il concepimento del primo disco, e cioè mettere in primo piano la passione e la sincerità che fanno parte della nostra identità di musicisti e di persone, convinti che l’uomo debba essere legato e dare valore ai sentimenti e guardarsi dentro per vivere in pace con sé stesso, invece che proiettare la propria vita nella materialità e la superficialità, facendo dell’apparire invece che dell’essere il proprio credo.




un nobel alle donne africane


“Walking Africa Deserves a Nobel – Nobel Peace Prize for African Women” è il nome di una campagna internazionale che il Cipsi – Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale – sta portando avanti per riconoscere e valorizzare l’importante ruolo che donne africane rivestono per il proprio Continente.

L’Africa oggi vive sull’impegno che le donne comuni si assumono curando la famiglia, i figli, le relazioni, le transazioni economiche. Con la convinzione che il futuro del continente debba partire dalle donne che affrontano ogni giorno situazioni di emergenza, guerra e violenze e, nonostante tutto, lottano per sopravvivere, è partita la campagna per la loro candidatura al premio Nobel per la Pace 2011: un premio simbolico, per concretizzare una speranza e premiare ogni singola donna che vive quotidianamente le difficoltà nelle grandi città come nei piccoli villaggi.

In Africa, da molto tempo ormai, sono le donne infatti che si propongono come protagoniste del rilancio dell’economia. In Marocco, ad esempio, sul finire degli anni ‘90, Zoubida Charrouf, docente all’Università di Rabat, individuando una possibilità di crescita – economica e non - negli alberi di Argan, avviò un progetto di economia rurale che è diventato opportunità di lavoro e riscatto. Nacquero cooperative in tutto il territorio – Marrakech, Essaouira, Taroudant, Tiznit, Tafraoute, Goulimine e Agadir – e nacque la “Via dell’Argan”. Da allora l’impegno delle donne si è concretizzato in una nuova vita anche per l’economia della nazione.

In tutti gli altri Stati africani esistono piccole realtà di questo tipo: le donne infatti, si sono ingegnate, realizzando anche delle microimprese - per la produzione e la vendita di generi alimentari, la gestione di bancarelle ai mercati, ecc. – che sono divenute di vitale importanza per la sopravvivenza delle comunità. Progressivamente, hanno preso coscienza del proprio ruolo: oggi rivendicano con meno timidezza ed un maggiore coraggio i propri diritti, tra cui quello primario alla libertà – di istruzione, di scelte personali –; difendono i propri figli – per evitare che diventino bambini soldato – e le proprie figlie – per evitare matrimoni combinati, mutilazioni e garantire loro la possibilità di cambiare; sostengono economicamente le proprie famiglie.

Le donne africane stanno lottando per far sentire la propria voce, anche per tutte quelle che ancora non riescono ad essere libere, che continuano a vivere nei pregiudizi legate ad antiche e barbare tradizioni e credenze!

Con il loro piccolo impegno, le donne africane cercano di cambiare il presente, aggiungendo un piccolo tassello indispensabile per produrre il puzzle del futuro. Non si può che concordare con chi sostiene che senza queste donne che si impegnano in tutti i settori della vita – cura della casa, della famiglia e dei bambini, economico, politico, culturale, non si potrebbe costruire il domani dell’Africa1.

Ecco perché è importante diffondere questa campagna e far conoscere la parte dell’Africa che vuole cambiare e si impegna per farlo.

Per presentare la candidatura al premio Nobel è indispensabile raccogliere due milioni di firme da inviare alla fondazione che assegna i premi: è possibile firmare on-line sul sito – http://www.noppaw.org/ – o durante le iniziative di promozione e sensibilizzazione dell’iniziativa che si stanno realizzando su tutto il territorio nazionale.

Oltre alla firma di esponenti del mondo della politica, dell’arte, della musica e della cultura, che hanno già sottoscritto la petizione, è importante la firma di ogni persona che creda che un futuro migliore sia possibile seguendo la strada del cambiamento quotidiano.

“There’s just one road/one road to freedom/ there’s just one road/ one road to freedom/ just one”2
Note:

1)Guido Barbera – presidente di Solidarietà e Cooperazione CIPSI

2) One Road To Freedom – Ben Harper – album: Fight For Your Mind (1995)


per ulteriori info: http://www.solidarietainternazionale.it/

da:caffè news settembre 24, 2010 Cultura

domenica 13 giugno 2010

La rivincita dei trentenni

Elio Germano, a quasi trent’anni – li compirà a settembre prossimo – vince la Palma d’oro come miglior attore protagonista al festiva di Cannes. Ed anche se è un ex-aequo con Javier Bardem, il premio mantiene intatto la sua valenza, la sua importanza. Oltre ad una vittoria per il cinema italiano, Elio Germano sul palco rappresenta la rivincita della generazione dei trentenni, della mia generazione, accusata spesso di essere vuota, materialista, fatta di “bamboccioni” nullafacenti e mantenuti. Il che vuol dire che la generalizzazione spesso non paga, anzi non lo fa quasi mai: molto spesso, dall’alto delle comode poltroncine dalle quali si decide ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, vengono anche emesse sentenze di condanna. Una condanna elaborata sulla base di visioni approssimative, generalistiche.

Quotidianamente, ho l’opportunità di confrontarmi con ragazzi e ragazze che lottano per affermare se stessi – nel mondo del lavoro, nella società, nella propria comunità, nel gruppo –, che vivono la triste condizione del precariato, che aprono il cassetto e guardano la pergamena della laurea, faticosamente raggiunta, o quella del diploma e sperano di realizzarsi. Non è possibile pensare ad un’attesa lunga dieci anni, faticare, impegnarsi per poter finalmente realizzare un sogno, mentre gli altri accanto a te aprono le porte con chiavi facili ed entrano in un edificio – magari anche un Ministero – che puoi solo guardare da lontano. Perché è innegabile che la nostra generazione non sia un’isola felice: insieme a noi camminano anche quelli che hanno facilmente opportunità derivanti da oscuri meccanismi. Credo però che la maggioranza si schieri contro le condizioni “precarie” - che rischiano di diventare “permanenti” – , tenti di superarle, con molti sacrifici; e credo che lo faccia soprattutto chi ha deciso di rimanere qui, nel profondo Sud.

Non è una scelta facile, ma credo sia legittimo ed onesto tentare di cambiare le cose, a casa propria, di affermarsi nella propria terra per non sentirsi un emigrante nel resto del mondo.

Il trentenne Germano ha dedicato il premio “all’ Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere l’Italia migliore, nonostante la loro classe dirigente” e, aldilà delle polemiche sterili e di parte, di prese di posizione e censure, ritengo che questa dichiarazione sia un semplice atto d’amore per la propria nazione, e per noi italiani che ogni giorno, alzandoci dal letto, cerchiamo nel nostro piccolo di contribuire, di abbattere barriere e pregiudizi, di lavorare per migliorare la nostra condizione e quella della società in cui viviamo. Non sempre è facile, non sempre le nostre piccole vittorie hanno l’onore di un palco, fotografi e titoli sui giornali, ma sono comunque importanti: del resto “Roma wasn’t build in a day”.

La vittoria di Elio Germano, arriva dopo quelle di Tognazzi, Mastroianni, Volontè , Gassman, ed è anche vittoria del cinema italiano, che dimostra di esistere, di esserci nonostante i tagli e le accuse di vivere con i sussidi statali. Non so quando al nostro cinema, ed all’Italia, capiterà un’altra occasione del genere, e quanto si comprenderà l’importanza di tale vittoria. Ma una cosa comunque è certa, ed è una grande soddisfazione vedere un coetaneo vincere anche un po’ per te.

link: http://www.caffenews.it/?p=8589

giovedì 29 aprile 2010

Invito al viaggio

Il viaggio ti aiuta a guardare il mondo con nuovi occhi; e nel viaggio incontri storie e vite che si incrociano con la tua. Strade che persegui fino al giorno prima possono prendere direzioni inaspettate, svoltare, divenire percorsi ricchi di sorprese piacevoli. Ed è quando pensi di perdere terreno, di non stare al passo, ecco che la strada ti porta a destinazione ed il tuo viaggio diventa parte di te; interiorizzi emozioni fisiche e visive e ti sforzi di non farle andare via, e sai che le più intense, le più belle rimarranno.
Ed ecco che gli occhi di qualcuno, che ti osserva e ti parla con quelle espressioni decise, interrogative, sincere, non li scorderai mai. E quando li rincontrerai di nuovo, quegli occhi ti trasmetteranno quanto hanno visto durante altri viaggi, in altri luoghi a te sconosciuti, ma che imparerai a conoscere partendo proprio da quello sguardo. E vedrai il mare, terre sconfinate, isole, volti tristi, gioia e tragedie, macerie e distruzione; ricordi di una notte passata in riva al mare o a chiacchierare sotto un portico; vedrai l’amore e l’odio, la passione e la furia accecante, la calma di un ruscello e la sfrontatezza delle onde; il sole impietoso del deserto e la pioggia che erode lentamente il suolo. Vedrai una vita intera che in quel momento si congiunge con la tua, che ti appartiene. Anche solo per un istante. E avrai la consapevolezza che è tua, è stata tua. E nessuno potrà mai negarlo.