
Quotidianamente, ho l’opportunità di confrontarmi con ragazzi e ragazze che lottano per affermare se stessi – nel mondo del lavoro, nella società, nella propria comunità, nel gruppo –, che vivono la triste condizione del precariato, che aprono il cassetto e guardano la pergamena della laurea, faticosamente raggiunta, o quella del diploma e sperano di realizzarsi. Non è possibile pensare ad un’attesa lunga dieci anni, faticare, impegnarsi per poter finalmente realizzare un sogno, mentre gli altri accanto a te aprono le porte con chiavi facili ed entrano in un edificio – magari anche un Ministero – che puoi solo guardare da lontano. Perché è innegabile che la nostra generazione non sia un’isola felice: insieme a noi camminano anche quelli che hanno facilmente opportunità derivanti da oscuri meccanismi. Credo però che la maggioranza si schieri contro le condizioni “precarie” - che rischiano di diventare “permanenti” – , tenti di superarle, con molti sacrifici; e credo che lo faccia soprattutto chi ha deciso di rimanere qui, nel profondo Sud.
Non è una scelta facile, ma credo sia legittimo ed onesto tentare di cambiare le cose, a casa propria, di affermarsi nella propria terra per non sentirsi un emigrante nel resto del mondo.
Il trentenne Germano ha dedicato il premio “all’ Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere l’Italia migliore, nonostante la loro classe dirigente” e, aldilà delle polemiche sterili e di parte, di prese di posizione e censure, ritengo che questa dichiarazione sia un semplice atto d’amore per la propria nazione, e per noi italiani che ogni giorno, alzandoci dal letto, cerchiamo nel nostro piccolo di contribuire, di abbattere barriere e pregiudizi, di lavorare per migliorare la nostra condizione e quella della società in cui viviamo. Non sempre è facile, non sempre le nostre piccole vittorie hanno l’onore di un palco, fotografi e titoli sui giornali, ma sono comunque importanti: del resto “Roma wasn’t build in a day”.
La vittoria di Elio Germano, arriva dopo quelle di Tognazzi, Mastroianni, Volontè , Gassman, ed è anche vittoria del cinema italiano, che dimostra di esistere, di esserci nonostante i tagli e le accuse di vivere con i sussidi statali. Non so quando al nostro cinema, ed all’Italia, capiterà un’altra occasione del genere, e quanto si comprenderà l’importanza di tale vittoria. Ma una cosa comunque è certa, ed è una grande soddisfazione vedere un coetaneo vincere anche un po’ per te.
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